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COTIGNOLA: UN PAESE DIPINTO

Quando si parla di pittura murale si tende a rivolgere di primo acchito il nostro pensiero a orrendi scarabocchi fatti sui muri delle stazioni o in generale in quei non luoghi dove la gente passa e se ne va. Difficilmente associamo questo tipo di espressione ad una specifica forma d’arte.

Ebbene si, ho detto arte.

Se ci si pensa , la storia insegna.

Il Muralismo messicano, per esempio, nato agli inizi del 1900 il cui maggior esponente è Diego Rivera e Siqueiros, rappresenta un’artistica propaganda politica: un modo per esprimere forti intenti ideologici durante un periodo storico alquanto delicato come, appunto, la Rivoluzione Zapatista.

Questo è solo un esempio. I pittori, se così semplicemente, vogliamo chiamarli,  colorano e “urlano” il loro pensiero attraverso il disegno, la pittura e il colore del murales, per far si che tutti possano vedere, assistere e ammirare, quasi come se le loro opere fossero esposte in un grande museo a cielo aperto.

No quasi, effettivamente lo sono.

E così, un po’ lo è per le nuove generazioni che hanno sposato questo stile, consumato sulla strada. Il “graffitismo”, dettato dalla punita e sovversiva cultura hip hop della ”bomboletta”, grida idee e opinioni, a volte anche poco “politically correct”. I disegni sui muri sono messaggi che spesso venivano realizzati nell’anonimato, al buio e in tempi permessi dall’illecito, fino ad arrivare invece al riconoscimento della “Street Art” come vera forma d’arte.

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Murales a Bogotà

Ecco che nascono spazi dedicati, artisti specializzati e luoghi che diventano veri e propri monumenti da essere visitati, ammirati e capiti. Un esempio su tutti, il muro di Berlino o i murales di Belfast o ancora i murales di Bogotà e di Cuba o i murales di Mission a San Francisco. Tutti  hanno in comune un messaggio: illustrare ciò che non va e ciò che sarebbe giusto, far vedere la guerra e inneggiare alla pace, mostrare la storia sociale e politica, mostrare le diversità , sensibilizzare ai diritti e colpire i potenti .

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Murales a Belfast

Ma cosa c’entra tutto questo con noi?

Esiste la nostrana “Associazione dei Paesi Dipinti”:

“Ogni paese dipinto rappresenta l’Italia di una geografia insolita, offerta al turista intelligente, sensibile e capace di recepire il messaggio di una cultura che si cela sui colori di queste pareti, raccontando condizioni, cultura, filosofia e storia”.  

C’entra che, piccoli borghi, piccole cittadine hanno deciso di abbellire, decorare e affrescare le proprie strade attraverso “graffiti”. Murales d’arte che creano vere e proprie gallerie artistiche senza pareti, un po’ come voleva Rivera. Piccoli paesi di provincia, non città di eco storico da manuale, riempiti di fantasia e colore come se fossero tavolozze. Un esempio ne è Dozza, in provincia di Bologna partecipante alla Biennale dei Murales, un altro esempio è il MIO paese COTIGNOLA, nella provincia di Ravenna.

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Cabina Enel “Distributore NON automatico di coraggio” (foto tratta dal web)

Il progetto che la coinvolge si intitola “Dal passato al paesaggio”: un’azione di riqualificazione urbana che, come ho citato prima, ha l’intento di raccontare  la storia attraverso muri. E di storia Cotignola ne ha parecchia: a partire dalle atmosfere medioevali e rinascimentali della Corte degli Sforza, fino ad arrivare alla più vicina a noi Seconda Guerra Mondiale che la rase completamente al suolo. Il progetto parte dal makeover di una vecchia cabina Enel diventata un “Distributore NON automatico di coraggio”,  omaggio ai valorosi che la guerra portò al fronte, alla creazione di un bucolico giardino di upupe e passerotti su un muro di una vecchia casa diroccata, fino a sviluppare due maestosi  ritratti all’ingresso di Corso Sforza. I volti arcigni sono legati alla figura storica di Francesco Sforza:  Muzio Attendolo e Lucia degli Attendoli, i suoi nonni. Grandi, imponenti con pochi, ma essenziali  colori sono i nuovi guardiani della città.

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Storia Sforzesca (foto tratta dal web)

In questi giorni è stato ultimato il settimo murales al parco Bacchettoni che, nei colori ricorda le atmosfere carnevalesche sudamericane, forse anche perché dedicato proprio al “carnevale” cotignolese, la Segavecchia. Giapponese lei, argentino lui, i due artisti sotto la supervisione di Massimiliano Fabbri, artista, promotore culturale e leader  assoluto della “Scuola Arte e Mestieri”,  hanno dato vita e colore a questa allegra e astratta pittura murale che solo a guardarla mette il buonumore e dispensa felicità.

Questi percorsi di arte alternativa, possono diventare i protagonisti di nuovi itinerari turistici, percorsi che disegnano un nuovo volto ai nostri paesi e ai nostri borghi, dando un nuovo modo di approcciarsi alla storia antica e nuova  con uno stile creativo, artistico e consapevole.Allora perché non organizzare una bella domenica in giro per colorati borghi e unire il passato al paesaggio e il passeggio all’arte, perché no, anche culinaria.

Cappelletti e murales alla fine risulta essere un connubio perfetto.

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