Viaggiare zaino in spalla a Taiwan? Ecco le prime impressioni di un viaggio alla scoperta di un’ Asia poco esplorata.
La prima impressione che ho avuto appena arrivata a Taiwan è stata sorpresa.
Ho avuto la sensazione (che poi si trasformerà in conferma) di essere sbarcata in un paese asiatico estremamente calmo. Un mood insolito per chi, come me, è abituata a districarsi tra la velocità e i clacson incontrollabili di Bangkok.

Taiwan è tante cose insieme, ma soprattutto è difficile da incasellare.
È Cina, ma non lo è.
È un paradiso naturale con montagne che sembrano dipinte a mano, spiagge tropicali, ma è anche una delle capitali tech del mondo.
È una democrazia vibrante, una cultura accogliente, un luogo dove l’antico e il moderno si tengono per mano senza grossi drammi.
A Taiwan, educazione e garbo sono le prime cose di cui ti accorgi. La gentilezza non è una formalità, è un’abitudine quotidiana.
Qui, le persone fanno la fila anche quando nessuno le guarda, ti ringraziano anche se sei tu ad aver chiesto indicazioni e si scusano se ti urtano, quando tu non guardi dove vai.

Questa gentilezza si traduce anche nel traffico: sì, ci sono milioni di scooter, ma il livello di “stress stradale” è sorprendentemente basso. Persino nei mercati notturni, dove la densità umana sfida ogni legge della fisica, il caos è ordinato, sorridente ed entusiasta.
Prima di arrivare qui ho letto molto. Questo paese mi ha da sempre incuriosito: così evidente, ma poco esplorato. Ero consapevole di tutto, soprattutto del fatto che sarei arrivata in zona “rossa”, politicamente e geologicamente parlando.

La questione Cina e Taiwan è complessa, delicata ed instabile. Ci sono troppi e contorti passaggi storici da raccontare. Non ho le competenze giuste né per dilungarmi né per definire un profilo politico e storico del paese, ma alla fine dell’articolo vi consiglio qualche libro che può aiutarvi a saperne di più a prescindere da un possibile viaggio qui.
Cosa troverai in questo blog post
Dispacci da Taiwan: è tutto un attimo
Così come la politica, delicata è anche la faglia che passa sotto l’isola rendendola tra i territori più vulnerabili ai terremoti di massima intensità.
Qualche esempio di drammatica distruzione è il terremoto del 1991 o quello del 2022 che ancora rende inagibile il Taroko Park nella parte est dell’isola.

Gli effetti di questi disastri si possono “guardare in faccia” andando a visitare il “921 Hearthquake Museum” a Taichung.
Si tratta dei resti di una scuola superiore letteralmente accartocciata su sé stessa che è diventa narrazione di una grammatica nazionale che nessuno avrebbe voluto imparare. Un colpo alla stomaco e all’anima. Una sensazione di vuoto data dal fatto che a noi, di fronte a tutto questo, non resta che guardare e…sperare.
I resti di una scuola che creano una “scomoda” letteratura della distruzione per raccontare la forza e l’energia della terra che trema e, allo stesso, sensibilizzare a quella che è una convivenza inevitabile.

“Convivenza” non è una parola che ho usato a caso perché, il rischio è quotidiano: nessun terremoto può essere previsto in anticipo.
A Taiwan si è ben consapevoli che da un momento all’altro tutto potrebbe cambiare. Forse è anche per questa ragione che si percepisce un minor attaccamento alle cose.
La forza della natura l’ho provata sulla mia pelle con il tifone Kong Rey. Un ciclone di forza 4 che ha bloccato tutta la nazione in una giornata grigia e spaventosa, passata al sicuro dentro una stanza di albergo in attesa che passasse il peggio.

Dispacci da Taiwan: inglese? No, grazie!
Farsi capire nell’isola di Formosa (così viene anche chiamata l’isola di Taiwan) è a tratti complicato. In pochissimi parlano inglese, ma si adoperano con l’onnipotente Google per farsi e per farvi capire.
Dove non arriva il traduttore, il vuoto viene colmato da gesti e suoni, in quello che è a tutti gli effetti un divertente gioco dei mimi, in cui ci si capisce (a tratti), ma si scambiano sorrisi di chi fa “di necessità, virtù”.

Per i pochi che sanno la lingua, incontrare un turista significa potersi sentire utile, soprattutto quando intervengono a “sedare” la buffa danza di dita, di braccia e di versi. In un modo o nell’altro vi capirete, sempre.
L’Asia, da sempre, sa come stupirmi. Lo fa ogni volta in qualsiasi nazione, ma qui in particolar modo.

La gente di Taiwan ha saputo sorprendermi con un gesto di gentilezza e di accoglienza come il semplice rinunciare al proprio posto per darlo a me oppure chi si è avvicinato e mi ha offerto un biscotto o un bicchierino di saké.
Non riesco a stare lontano dall’Asia per molto, è una mia grande malattia, un amore viscerale per una parte del mondo in cui mi sento nella mia comfort zone e ogni volta ne ho la conferma.
Dispacci da Taiwan: Big City Life
Anche le grandi città taiwanesi mi hanno colta impreparata. In positivo, intendo.
Come scrivevo all’inizio, di solito nelle metropoli asiatiche, le strade sono un disordinato concerto di melodie stridule e di clacson baritoni. Qui no. Qui tutto scorre.

Nessuno avvisa con sonorità strane gli altri “naviganti” della propria presenza in strada, ognuno va per la sua direzione.
E’ proprio guardando “questo fluire” in una delle vie principali di Taipei, che mi sono trovata a sorridere pensando alla prima volta che sono stata in Asia, ormai quasi vent’anni fa.
Certo, ci sono ancora motorini scoppiettanti, ma qui i bus sono elettrici, come la maggior parte delle auto.

Ciò che qui fa davvero “rumore” sono le insegne. Un intreccio di metallo tra colori o troppo accesi o troppo spenti perfetti per uno scatto artistico da postare su Instagram.
Luci intermittenti, neon colorati, caratteri cinesi, pupazzetti che si muovono “ a tempo” e fili della luce ingrovigliati, creano un gioco di sovrapposizione che attira inesorabilmente la macchina fotografica.
Un inquinamento visivo che non tradisce le sue origini e che, è ovunque che si tratti di piccole, medie o grandi città.

È un’ordinata operosità quella di Taiwan.
Una mattina qualsiasi tra bancarelle che preparano la colazione con cura, motorini che si fermano al volo, ordinano, pagano e prendono i loro piccoli sacchettini e scatoline con il cibo appena preparato. Su un motorino possono essere in tre, in due, con il cane e/o decine di borse caricate qua e là, ma sempre con il casco!

Dispacci da Taiwan: divinazioni e preghiere
Se tutto è in movimento come la stessa evoluzione del paese, la calma e il silenzio è ciò che troverete entrando nei vari templi. Un silenzio “sacro” di preghiera ammorbidito da dense nuvole d’incenso che celebrano il culto degli antenati. Un spazio sospeso interrotto solo dal rumore sordo dei gong, ma anche di “qualcosa” che a ritmo regolare cade a terra.

L’uso dei jiǎo bèi (筊杯), due mezzelune di legno grandi come una mano, fanno parte di un rito ben preciso: ottenere una risposta dalle divinità.
Come funziona? Si accende l’incenso, si formula la preghiera e una domanda alla quale vogliamo una riposta. Si lanciano i jiǎo bèi a terra e, a seconda di come cadono sul pavimento del tempio (o dritte o rovesciate), si interpreta la volontà della divinità.
Ma non finisce qui!

Una volta ottenuto il consenso (o no), si passa al rito dei qiān, i bastoncini divinatori.
All’interno di un cilindro si trovano decine di bastoncini numerati: ogni numero che corrisponde ad un cassetto.
Si pesca e si cerca il cassetto corrispondente. All’interno troverete dei foglietti, con dei brevi testi che, in forma poetica o enigmatica, offrono consigli o ammonimenti. Permettetemi un “paragone blasfemo”, ma non posso farne a meno: avete presente quello che si trova dentro i Baci Perugina? Ecco il concetto è lo stesso!

Questi riti riflettono il forte legame tra spiritualità popolare e pratiche tradizionali ancora vive nella società taiwanese contrapposte in maniera significativa alla grande modernità del paese.
Dispacci da Taiwan: lo street food più buono del mondo
C’è colore. Sui muri, nei mercati, nel cibo. Tanto cibo di ogni forma e profumo, di ogni influenza che include diverse consistenze e temperature nello stesso piatto. Freddo e caldo. Morbido e croccante. Dolce e salato.

Il cibo di Taiwan è un viaggio nel viaggio, quello più incredibile che io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Tra le bancarelle dei mercati notturni che mescolano, piastrano, friggono, tagliano e impiattano, ci si avvicina alla cultura quotidiana di Taiwan.

Con la maestria tipica che appartiene alle cucine orientali, gli ingredienti sparsi su un tavolino sono sapientemente organizzati in sacchetti di plastica e assemblati per creare dei piatti gustosi. Odori invitanti, ma altri repellenti come quelli del Tofu fritto.

E dire che il Tofu, proprio per il suo non avere sapore sta bene su tutto, come può puzzare in questo modo? Semplice! Spesso per la frittura viene usato un Tofu fermentato (buonissimo), ma a Taiwan la regola è trovare il Tofu fresco che non ha nulla a che vedere con ciò che troviamo nei nostri supermercati.
Volete provarlo fritto nonostante la puzza? Non sarà difficile, sarà l’odore a trovarvi.

Un esercizio bizzarro e indispensabile per la sopravvivenza è capire gli ingredienti delle varie ricette, che avviene rigorosamente tra versi e gesti degli animali: della serie “la indovino con due!” Le mani sotto le ascelle per scimmiottare le ali del pollo, il suono del grugnito per il maiale, le corna sulla fronte per il manzo o indicare l’erba per avere un piatto vegetariano.

Non dimentico di dirvi che a Taiwan è nata la ricetta del Bubble Tea. Quello che per alcuni (quasi tutti dei miei conoscenti), non è altro che un intruglio strano e dolciastro, per me è una dipendenza. Già prima di arrivare qui!
Sono riuscita ad assaggiare un Tea diverso ogni giorno, anche se il mio “bestie” rimane sempre il grande classico con le BOBA di Tapioca. L’essere addicted di questa bevanda è davvero uno “stile di vita”!

Non mi stancherò di ripeterlo: il cibo di Taiwan è un viaggio straordinario nel più straordinario street food che vale arrivare fin qui anche solo per questo!
Dispacci da Taiwan: fuori dalle città
Basta uscire da Taipei ed addentrarsi all’interno dell’isola per scoprire un’esplosione di verde e di montagne. Una natura selvaggia che è il lascia passare per il Sun Moon Lake: destinazione preferita dagli sposi in viaggio di nozze o dalle coppie in fuga romantica, ma anche dai gruppi organizzati dei tour operator.

Sfumature di verde che si sfumano con nuvole basse che corrono tra una sponda all’altra del lago e tra templi, pagode e percorsi ciclabili sulle quali sfrecciare con e-bike, il sorriso e i capelli al vento.

Così come la malinconica foresta di cipressi rossi di Alishan attraversata da un trenino rosso dal sapore vintage. Arriverete a più di 2000 mt di altezza (e li sentirete tutti) dopo una strada piena di curve che mette a dura a prova anche chi non soffre il mal d’auto.
Resistete, sarete ricompensati!

Dispacci da Taiwan: Gashapon & K-Pop
I giovani e le giovani sentono la grande influenza dalla vicina Korea del Sud: i capelli colorati, gli abiti delle K-Pop Star e gli stessi passi di danza ballati per strada per il prossimo reel su Tik Tok.

Nei Night Market li vedrete tra le bancarelle con le orecchiette “pucciose” in testa, le lenti colorate azzurre, zainetti pieni di pupazzetti penzolanti, sacchetti con le gelatine colorate o a mettere monetine nei distributori di gadget: i Gashapon.
Si tratta di quelle “macchinette” che distribuiscono giocattoli in capsule di plastica. Diffusissime nei centri commerciali e nei quartieri più animati, offrono collezioni che spaziano dai personaggi di anime giapponesi a altre diavolerie tra le quali non può mai mancare un Capibara o un gattino.

Per molti giovani taiwanesi non sono soltanto un passatempo, ma una vera passione tutta da collezionare, che trasforma il gesto semplice di girare una manopola o manovrare una minacciosa forcella “da pesca” in un piccolo rituale di sorpresa e divertimento Bravura? Tecnica? O solo algoritmo?
Un tripudio di Hello kitty, My Melody, pupazzetti vari e statuine manga. Una vera mania per tutto ciò che viene definito “kawaii” ovvero puccioso, carino. Qualsiasi cosa che sia portavoce di tenerezza qui piace.

Troverete punti vendita Pop-Up nei quali fare file infinite per comprare un pupazzo ad edizione limitata, un mazzo di carte dalle ultime espansioni o l’ultima Labubu di Pop Mart.

La metropolitana di Taipei è pulita, silenziosa, efficiente e utile per arrivare ovunque. Ognuno è perso nelle sue cose: chi nel cellulare a leggere, chi a catturare Pokemon, chi a giocare a Candy Crush, chi ad ascoltare musica o a dormire. È una città che, come Seoul, vive a testa bassa non solo per il lavoro, ma anche perché è il cellulare ad avere tutta l’attenzione.

Io ho cercato di guardarmi intorno il più possibile. Il bello del viaggio è questo: scrutare, immaginare e cercare di comprendere come sia vivere in un paese come questo
Bè io qui ci vivrei e anche ora che sto scrivendo quest’articolo dalla mia scrivania di casa mi è scesa un po’ di malinconia per quell’isola così instabile, ma che ha saputo conquistarmi sin dal primo sguardo.
Dispacci da Taiwan: letture consigliate
- “L’isola sospesa” di Tiziano Torriani
- “La Storia di Taiwan: Un Viaggio Attraverso i Secoli di Matteo Russo-Gebauer
- “Voci da Taiwan” a cura di Rosa Lombardi
- “Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l’Asia” di Giulia Pompili
- “A Taiwan” di Marco Liu una guida illustrata

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