Appunti e Spunti

Covid-19: turismo di prossimità? Una soluzione?

COVID-19: il cambiamento è in atto. Quali saranno le strategie adottate dagli enti del turismo? Il turismo di prossimità sarà una delle possibili soluzioni per salvare il salvabile?

Le parole d’ordine che accomunano tutti gli attori del settore turistico in questo momento sono: cambiamento, incertezza e confusione.

Ci troviamo di fronte ad un settore attualmente a fatturato 0 che cambierà completamente la pelle e che si sta affacciando a riflessioni che lo porteranno verso una riorganizzazione mai vista prima.

Tutto ciò che è stato prima del Covid-19, molto probabilmente lo ritroveremo solo tra molto molto tempo.

Il mio pensiero di oggi è il risultato di una riflessione post maratona “La nuova stagione” andata on line pochi giorni fa, promossa da Scai comunicazione. Un confronto costruttivo con diversi esponenti del settore che hanno contribuito a dire la loro su scenari futuri e sulle possibili soluzioni di contenimento.

Sono d’accordo sul fatto che, ci sarà un ritorno al passato: un passaggio dal turismo di massa, al turismo esperienziale locale.

Meno grandi città, più piccole località.

Il TURISMO DI PROSSIMITÀ’ potrebbe davvero essere una preziosa opportunità, anche se forse non abbastanza per risollevare un settore completamente al collasso.

I tour operator, le agenzie e le stesse campagne di promozione turistica si stanno probabilmente preparando ad orientare i loro progetti al local destination marketing. Un cambio focus verso una maggiore personalizzazione dell’offerta che vede al centro la persona e la sua sicurezza.

La sicurezza, infatti, sarà il pilastro sul quale fondare tutta la comunicazione durante l’estate 2020 e non solo.

Ma se vogliamo “vendere” vacanze o esperienze, la domanda di base è: perché proprio ORA le persone dovrebbero prenotare una vacanza?

Sicuramente la voglia di evasione è tanta, questo è chiaro, ma non è abbastanza.

Una delle cose che, forse, spingerebbe le persone a prenotare potrebbe essere la creazione di offerte di “nicchia”, non nel suo significato elitario, ma la promozione di micro-destinazioni e l’incentivo al turismo domestico.

Potrebbe essere il momento giusto per natura, piccole città di provincia, piccoli borghi, campeggi, bike-tour, trekking, turismo slow ed esperienziale low cost, ma soprattutto last minute.

Si evince, allora, che i possibili pilastri comunicativi potrebbero diventare 3:

  • turismo di prossimità
  • sicurezza
  • last minute

Le domande sono ancora tante e purtroppo oggi è davvero difficile dare risposte.

Ci sarà davvero un ritorno al passato con un turismo meno globalizzato e più casalingo come accadeva negli anni 60? Allo stesso tempo, riusciranno queste piccole destinazioni ad essere pronte per contenere in sicurezza i turisti? Ma soprattutto, che soluzione potrebbe esserci per il turismo internazionale in un momento in cui i mezzi di trasporto sono soggetti ad importanti riorganizzazioni?

Solo il tempo e le direttive ufficiali potranno dare ordine ad idee e proposte che ancora non possono essere realizzate al 100%.

In questo momento, ci devono bastare i ricordi di viaggi passati che consolano questi “attimi” di immobilità. Arriveranno regole, metodologie e sono sicura che riusciremo a far nostro quello che sarà il nuovo modo di viaggiare, in attesa di riappropriarci del mondo esterno.

Se è vero che ogni crisi porta ad una trasformazione quello che dobbiamo fare è non fermare l’ispirazione. Dobbiamo raccontare i nostri territori, la nostra prossimità, con nuovi slanci creativi, facendo “pace” con questo momento, traendone spunto per creare nuove opportunità.

Forse è proprio questo l’unico punto di speranza dal quale ricominciare.

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