Ci spostiamo da Yangoon a Bagan, uno dei siti più straordinari dell’intera Asia. Dopo alcune pratiche di volo e un imbarco di una semplicità unica, quasi surreale, un po’ come il nostro velivolo, arriviamo in questa arancione, polverosa campagna punteggiata da più di 2000 templi che si perdono a vista d’occhio.
Una volta atterrati a Bagan per entrare nella città, si deve pagare una tassa di circa 25000 Kyats a testa e in merito a questo mi sento di raccomandare di fare attenzione nel conservate il biglietto perché in alcune pagode e/o templi vi verrà chiesto.Usciti dal piccolo, anzi piccolissimo aeroporto, con un taxi ci siamo diretti all’alloggio prenotato su booking.com, il Six Star Hotel che si trova nella cittadina di Nyaung U, dove si possono trovare la maggior parte degli alloggi più economici.
Il nostro guesthouse a Bagan e’ delizioso e, considerando il precedente, quello a Yangon, serve davvero poco per esserlo. Appoggiamo gli zaini e noleggiamo subito un e-bike ( 8000 Kyats per un giorno) che si dimostrerà nostro fedele compagno di viaggio e un’ottima soluzione per andare alla scoperta di questa meravigliosa e incantata valle gironzolando su e giù. Bagan si snoda attraverso alcune strade principali di facile percorrenza che, collegano Nyaung U, Bagan Vecchia e Bagan Nuova. Da queste, si diramano diverse e numerose vie sterrate e sabbiose che portano alla scoperta dei tanti templi disseminati nell’ area archeologica.
Non c’è una regola e un modo più giusto per approcciarsi alla visita se non uno: quello di abbandonarsi e perdersi nelle strade stando a piedi scalzi tra la terra rossa e la pietra millenaria incontrando stupe più o meno piccole, turisti e locali scattando un sacco di meravigliose fotografie.Splendido è a dir poco, indescrivibile rende l’idea, poetico perché il tutto è pura melodia per gli occhi e il cuore.
Giunti all’ora del tramonto dopo essere stati accompagnati da un ragazzino in una delle stupe più basse, ma non troppo soddisfacente per il nostro primo tramonto a Bagan, optiamo per la soluzione indicata dalla nostra fedele guida la stupa Sulamani Paya. Inutile sottolineare la folla presente.Dopo l’arrampicata di rito quasi come fosse una piramide azteca ( effettivamente mi ha ricordato molto un’ architettura messicana o guatemalteca) ci accaparriamo il nostro ‘posto al sole’ e aspettiamo di goderci lo spettacolo anche se, a dirla tutta, un po’ deturpato da un sacco di pullman parcheggiati appena sotto di noi. Tutto ciò, purtroppo è inevitabile.
Nonostante ciò, questo tramonto merita davvero il fermarsi e il godersi questi colori e il silenzio.Quando la polvere della terra rossa comincia a toccare i raggi gialli del sole, ciò che succede è magia pura.
La valle di Bagan è un ottimo punto di partenza per una delle escursioni quasi obbligate se si arriva in Birmania e cioè il Monte Popa, il Taung Kalat (“collina piedistallo”) forse più bello visto da sotto che effettivamente quando ci si arriva sopra. Diciamo che questo sito non mi ha trasmesso chissà quali particolari vibrazioni, nonostante il fatto che sia una delle più famose dimore birmane degli spiriti Nat, ma se si arriva a Bagan credo sia doveroso metterla nel proprio programma di viaggio. Abbiamo optato per un taxi condiviso ( prenotato il giorno prima nella agenzia “Memory Share Taxi Service” di Nyaung U) che con 10 dollari a testa ci ha portati al monte e riportato poi in centro città.
Il taxi ha fatto una sosta intermedia per farci vedere come viene lavorato lo zucchero scuro tratto dall’olio di arachidi per poi proseguire fino alla meta. Ci ha scaricato ai piedi del monte e da lì abbiamo cominciato la salita dei 777 scalini: scalinata non estremamente faticosa quasi tutta piastrellata e coperta da una tettoia. La prima parte risulta essere piena di bancarelle, di scimmiette dispettose ( non tenete nulla in mano) e una continua richiesta di donazioni a favore della causa “pulizia scale”. Superata questa prima parte, dovrete lasciare le vostre scarpe o in un banchetto apposito oppure mettervele dentro lo zaino, e continuare la vostra salita, ovviamente a piedi scalzi. Durante il percorso potrete fare piccole fermate intermedie per far visita ad alcuni altari Nat fino ad arrivare in cima per ammirare oltre ad un bellissimo panorama, una serie di altarini e tempietti piuttosto pacchiani a cui i birmani rendono omaggio sia al Buddha che agli spiriti protettori del monte.
Questa storia dei Nat, degli spiriti è davvero incredibile. Ma cosa sono di preciso?
i Nat sono spiriti rimasti incastrati tra il mondo divino e la terra a causa di una morte violenta, non sono altro che esseri umani ovviamente legati a storie e morti particolari che vengono venerati e a cui vengono chiesti favori e perdono.Come dicevo nel primo racconto, l’aspetto magico in Asia e soprattutto qui in Birmania ha un carattere particolare, leggendo e documentandomi in questo senso, ho scoperto che spesso anche i capi di Stato si sono spesso avvalsi dell’aiuto di chiromanti per capire le sorti della Nazione.
Viste queste simpatiche statue addobbate con orribili e pacchiane luci al neon, che a quanto pare piacciono tanto tanto ai birmani, si può ridiscendere e la visita e’ finita.
Appena scesi, ai piedi del monte si trova un vivace mercato e diversi ristorantini dove potersi rinfrescare dopo la faticosa salita aspettando il taxi per il ritorno alla base. Una volta rientrati abbiamo noleggiato un altro e- bike per raggiungere un tempio diverso dal giorno prima per ammirare per l’ultima volta il tramonto.Passando per stradine sterrate e polverose incontrando mucche, capre e ovviamente cani siamo arrivati alla pagoda Shwesandaw. Una volta saliti il panorama è da togliere il fiato, forse più bello di quello del giorno prima: 2000 pagode in un campo di sabbia rossa punteggiata da una mandria di mucche, uno dei patrimoni più belli dell’umanità…non le mucche, le pagode!!Nonostante intorno a noi ci fosse una ressa degna di nota, l’unico rumore che poteva percepirsi era il frenetico click delle centinaia di macchine fotografiche posizionate sui cavalletti, non ho mai visto così tanti fotografi tutti insieme…non sapevo che poi li avrei rivisti solo dopo alcuni giorni per il tramonto al Ponte U Bein.
Quali sono i consigli per vivervi al meglio la visita di Bagan?
- Non datevi un percorso preciso, ma lasciatevi andare a quello che incontrerete volta per volta, è bellissimo
- Non tenevi le scarpe, ma sandali o infradito. In ogni tempio dovrete entrare scalzi, rendete le cose più agevoli per voi e rispettose per loro
- Mettete una maglia a mezze maniche: nei templi non si può entrare a spalle scoperte. Nel caso aveste una canotta ricordate di prendere su un foulard da appoggiarvi sul collo e sulle spalle.
- La guida indica alcune pagode più ideali rispetto ad altre per vedere il tramonto, questo è sicuramente vero, ma nessuno vi vieta di scegliere una delle pagode più isolate e godervi un momento sicuramente meno alto, ma in solitudine e in silenzio.
- portatevi un fazzoletto o una bandana da mettervi davanti alla bocca o in testa, la quantità di polvere che si alza tra queste stradine è’ davvero incredibile, al punto che l’effetto nebbia che vedrete sullo sfondo delle fotografie che farete e non solo, è proprio dato dalla polvere che rimane sospesa nell’aria.
- Prendetevi una pausa e assaggiate una delle deliziose insalata con le foglie di thè fermentate ( ottima quella al Weather Spoon’s Bagan a Nyaung U)